Recensione:
La sensibile bellezza della “lite”, è il centro di questo canto civile. Si affaccia tra le sbarre dell'idolatria il faro di queste parole violente e libere, ebbre di un grido possente e scritto in ginocchio sulla zattera. Un canto che si ha paura di leggere, una cura. Il segreto è entrare nell'eco di questi passi che salgono inarrestabili come l'erba, una prigione cercata per farne una lancia, sulla cui cima si schiera la verità di un uomo, dell'uomo che sfrega la sua carne contro le pareti della violenza che sta accadendo e della storia. Nell'accomandita della politica la schietta superiorità della non violenza denuncia la superstizione delle false “paci”, un freccia scagliata al cuore del compromesso.
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Una Guida al furore di un appassionato dialogo
L'autore parte da se come dai piedi di un corpo, e scalzo cammina incontro al colpo che ha promesso di abbatterlo, arduo officia la circolarità della pace